Emendamenti a DL Milleproroghe

Sono stati presentati due emendamenti in sede di conversione del DL Milleproroghe, che mirano a migliorare il nuovo impianto delle agevolazioni per lavoratori impatriati, che come sapete è fortemente carente di attrattività.

Il primo emendamento reintroduce la logica del “radicamento”, ossia un’estensione del periodo agevolato collegato all’indice principe del radicamento stesso, la presenza di figli minori, graduando inoltre l’agevolazione in funzione del numero di figli. Questo è fra l’altro in linea con le raccomandazioni delle Commissioni parlamentari in sede di emanazione del d.lgs, che sono state purtroppo inspiegabilmente e totalmente disattese dal Governo

L’emendamento è stato presentato sia dal gruppo M5S (primo firmatario On.le Daniela Torto, commissione Bilancio) sia dal gruppo PD (primo firmatario On.le Toni Ricciardi, commissione Finanze)

Il secondo emendamento corregge un’evidente stortura del testo attuale che non prevede un reale periodo transitorio, che viene invece introdotto prevedendo un accesso al vecchio regime per i trasferimenti entro il 31.12.24 con la possibilità di posticiparlo ulteriormente di un anno se nel frattempo si acquista un’abitazione in Italia

Questo secondo emendamento è stato presentato dal gruppo PD (primo firmatario Toni Ricciardi)

Non trascuriamo di ringraziare i firmatari ( TORTO_D@CAMERA.IT – RICCIARDI_T@CAMERA.IT ) e di spronarli a difendere e spingere gli emendamenti – specialmente il primo che sarebbe un successo notevole e di fatto riassumerebbe anche il secondo rendendo il nuovo regime di nuovo attrattivo.

Intervista a RadioMir : peggiorati gli incentivi per riportare lavoratori in Italia

Qui il link a un’intervista di Michele a RadioMir dove si fa il punto sulla vicenda dell’abrogazione delle agevolazioni per impatriati del DL Crescita e sul nuovo regime che le sostituisce.

Ribadiamo che il nuovo regime manca di efficacia attrattiva, in primis perchè non ha più il meccanismo sul radicamento, e che vedremo quindi un forte calo dei rientri.

I correttivi che abbiamo raccomandato al Governo e che erano stati inseriti nelle raccomandazioni del Parlamento sono stati ignorati, ma ci auspichiamo che siano recepiti nei prossimi provvedimenti legislativi, già potenzialmente a partire dal decreto milleproroghe.

D.Lgs. 209/23 – nuovo regime lavoratori impatriati – primi commenti

A seguito dell’entrata in vigore del nuovo Decreto Legislativo 209/23, che disciplina le agevolazioni fiscali per i lavoratori impatriati, facciamo alcune nostre considerazioni preliminari.

Categorie di redditi agevolabili

Restano inclusi i redditi da lavoro dipendente e assimilati. I redditi di lavoro autonomo sono agevolati solo se derivano da arti e professioni mentre viene escluso il reddito d’impresa individuale.

I redditi devono essere prodotti in Italia. Viene poi ulteriormente specificato che l’attività lavorativa deve essere prestata prevalentemente nel territorio dello Stato in continuità con la norma precedente.

Requisiti personali

Il periodo di residenza estero richiesto sale da due a tre anni. Nel caso di trasferimenti infragruppo, il requisito sale fino a sei o sette anni (come evidenziato da noi più volte, sarebbe stato molto più semplice incrementare il requisito di residenza estera senza introdurre regole complicate e difficili da monitorare).

La residenza fiscale estera è un requisito chiave e resta ancorato all’Art. 2 del TUIR, che viene peraltro riformulato dallo stesso d.lgs., con l’art 1. La mancata iscrizione Aire non permette di beneficiare in modo lineare, in quanto genera un’inversione dell’onere della prova della residenza fiscale a carico del contribuente.

E’ richiesto il possesso di requisiti di qualificazione o specializzazione, come definiti dal decreto legislativo 28 giugno 2012 (qualificazione), n. 108 e dal decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206. Tali requisiti si applicano anche ai soggetti che svolgono lavoro autonomo. Per quanto riguarda la qualificazione, il decreto prevede il possesso di un titolo di istruzione superiore conseguito con un corso almeno triennale e il possesso della relativa qualifica professionale superiore. In aggiunta sono richiesti requisiti specifici per le professioni regolamentate.

Permanenza in Italia

E richiesta per quattro anni fiscali, a pena di decadenza con restituzione dell’agevolazione più interessi (aspetto che riteniamo totalmente controproducente rispetto alla finalità attrattiva della norma).

Entrata in vigore

Le nuove disposizioni si applicano a chi trasferisce la residenza fiscale a partire dal 2024, mentre per i beneficiari correnti non ci sono impatti e vengono preservate le vecchie norme, anche per i periodi d’imposta che vanno oltre il 31 dicembre 2023. E’ prevista una salvaguardia per chi si è iscritto all’anagrafe entro il 31 dicembre 2023: in questo caso troveranno applicazione le vecchie regole. Ci sono diverse criticità in merito a questa disposizione: innanzitutto i soggetti non iscritti all’Aire rischiano di essere esclusi, così pure i cittadini extra-UE che per potersi iscrivere necessitano di un visto.

Punti che necessitano di un chiarimento

1) Ci chiediamo se serva una conferma che chi si è iscritto all’anagrafe entro il 31 dicembre 2023 ma che poi inizierà a lavorare in un secondo momento, nel 2024, potrà ugualmente beneficiare delle vecchie norme. Non ci sono motivi per pensare che non sia così ma siamo abituati alle possibili interpretazioni restrittive. In seconda battuta andrebbe chiarito se una richiesta di visto possa essere considerata alla stregua di una iscrizione anagrafica, pur in assenza dell’esito definitivo. Analogamente andrebbe chiarito se una domanda (in qualunque forma) di iscrizione alle liste anagrafiche sia sufficiente o se invece sia necessaria la conferma da parte del Comune dell’avvenuta iscrizione alle liste anagrafiche.

2) Il precedente regime prevedeva la possibilità di godere delle agevolazioni in caso di lavoro remoto dall’Italia per un datore straniero, seppure con alcune complessità da gestire per gli aspetti fiscali e previdenziali che richiedevano l’intervento di un fiscalista o EOR. Nell’attuale regime c’è un espresso divieto di poter beneficiare se non si cambia datore, fatti salvo alcuni casi particolari che prevedono un periodo di permanenza all’estero che va dai sei ai sette anni. È auspicabile che almeno per questi casi particolari non siano poste limitazioni alla possibilità di diventare un beneficiario pur lavorando alle dipendenze di un datore straniero in modalità remota dall’Italia. Inoltre, riteniamo che non dovrebbero essere poste limitazioni per quanto riguarda i lavoratori autonomi se il committente o i committenti abituali rimangono gli stessi.

3) Con riferimento al limite annuo di 600.000 Euro, viene specificato che si tratta di un limite annuo ma rimarrebbe da chiarire, per non generare incertezze, cosa accada se venisse sforato ossia se gli effetti saranno solo sul reddito marginale o totale annuo, o complessivo.

È inoltre pressoché certo che nei prossimi mesi l’Agenzia delle Entrate pubblicherà una circolare interpretativa sul nuovo decreto legislativo, potrebbero quindi emergere ulteriori novità.

Aggiornamento D. Lgs. N.90 – modifiche al regime impatriati

Prima di tutto riassumiamo in estrema sintesi le recenti iniziative che abbiamo intrapreso nel tentativo di bloccare o mitigare l’impatto dell’abrogazione del regime impatriati.

Dopo aver contattato e scritto al Vice Ministro Leo, al Ministro Giorgetti e a vari esponenti politici di maggioranza e opposizione, ci siamo anche appellati alla Presidenza della Repubblica. Avete risposto a queste iniziative  con entusiasmo e la partecipazione massiccia della Community è la cosa che ci consente di avere un impatto tangibile.

Separatamente, nel corso delle ultime settimane, abbiamo inviato documenti di analisi dettagliate sulle criticità contenute nel testo proposto dal Governo, indicando potenziali correttivi. I destinatari sono stati il MEF la maggioranza e l’opposizione. 

Abbiamo mantenuto una pressione mediatica enorme, partecipando a trasmissioni televisive, convegni, scrivendo articoli o contribuendo alla redazione di altri, e rilasciando interviste. 

Siamo riusciti a coinvolgere tutte le principali testate nazionali. Gran parte degli articoli, quando non circolati direttamente in Community, sono stati postati sul nostro profilo Twitter/X. 

Abbiamo fatto in modo che la stampa continuasse a mantenere alta l’attenzione sulla tematica non dimenticando mai di inoltrare gli articoli più importanti ai nostri interlocutori politici. 

Abbiamo poi fatto due audizioni, una al Senato in occasione dell’analisi della Legge di Bilancio e una di fronte alle Commissioni Finanze in seduta congiunta Camera/Senato per l’analisi del testo del nuovo D.Lgs. In entrambe le sedi abbiamo sollevato forti perplessità circa la volontà di abrogare il regime impatriati e sostituirlo con una nuova misura debole e difficilmente utilizzabile. 

Le nostre osservazioni hanno indubbiamente suscitato attenzione da parte dei Parlamentari delle commissioni. A seguito delle audizioni le commissioni riunite hanno predisposto dei pareri, contenenti delle “raccomandazioni” indirizzate al Governo per modificare il testo del D.Lgs. Trovate qui sotto i link che contengono le raccomandazioni che Camera e Senato hanno fatto al Governo sul D.Lgs.

http://documenti.camera.it/leg19/resoconti/commissioni/bollettini/html/2023/12/05/06/allegato.htm#data.20231205.com06.allegati.all00030Camera

http://documenti.camera.it/leg19/resoconti/commissioni/bollettini/html/2023/12/05/06/allegato.htm#data.20231205.com06.allegati.all00050

https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/19/SommComm/0/1398831/index.html?part=doc_dc-allegato_a

Le raccomandazioni approvate recepiscono i temi che abbiamo posto, quali il ripristino del legame fra indici di radicamento e durata delle agevolazioni, il ripristino dell’incentivo alla natalità tramite un estensione del periodo agevolato, un periodo transitorio, una riduzione del periodo di permanenza in Italia obbligatorio, la rimozione di sanzioni e interessi, il Sud e i trasferimenti infragruppo.

E’ importante sottolineare che si tratta di raccomandazioni con valore di indirizzo, non vincolanti per l’Esecutivo. Ci auspichiamo che alcune siano recepite ma non abbiamo contezza della forma precisa. Ora la palla è nel campo del Governo e ci aspettiamo che il D.Lgs venga pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale, probabilmente prima di fine anno. 

Valutaremo il risultato finale, consapevoli che già ottenere delle modifiche, stante la chiusura iniziale del Governo, è stato un risultato niente affatto scontato. 

Ciononostante, è molto probabile che, anche se venissero accettati e implementati tutti i suggerimenti, il risultato finale sia sub-ottimale. Sarà una norma pasticciata, scritta senza consultazioni con la società civile.

Rimaniamo convinti della bontà delle attuali norme, che sarebbe stato molto meglio modificare al margine e non abrogare. Forti di questa convinzione cercheremo poi di trovare strade per ripristinare quanto di buono c’è nell’impianto attuale per via emendativa.

Instant poll sugli incentivi fiscali per gli expat che rientrano in Italia

La proposta del governo di ridimensionare gli incentivi fiscali per gli expat ha rimesso al centro della discussione politica il fenomeno del “rientro dei cervelli,” sollevando importanti interrogativi sulla sua incidenza e sulle implicazioni a livello sociale ed economico. 

In collaborazione con chEuropa, Forum della Meritocrazia e Tortuga, abbiamo creato un “instant poll” per comprendere meglio le opinioni degli italiani su questo tema. Ti invitiamo a dedicare qualche istante per compilare questo breve questionario anonimo. 

I risultati saranno presentati il 30 novembre a Milano all’evento Bentornata, Italia! Ma le aziende sono pronte al controesodo. Sarà un’occasione per esplorare le aspettative verso il mondo del lavoro di coloro che sono rientrati dall’estero negli ultimi anni, e capire cosa possono fare le aziende per trattenere i talenti rimpatriati. 

Vota qui

Link al sondaggio

https://cheuropa.typeform.com/impatriati

Gli incentivi per l’attrazione del capitale umano NON costano e si ripagano da soli – l’evidenza contabile e accademica concordano

Lo affermiamo noi? nemmeno per idea

Lo ha sempre affermato la Ragioneria Generale dello Stato, da ultimo nella relazione tecnica al decreto delegato sulla fiscalità, che citiamo qui:

Ai fini della stima, analogamente a quanto stimato in occasione dell’introduzione del regime agevolato in questione, si ritiene che l’agevolazione in oggetto non produca sostanziali effetti negativi sul gettito fiscale. Infatti, si stima che gli effetti positivi sul gettito determinati dalla tassazione (ancorché agevolata) dei redditi dei soggetti che decidono il rientro in Italia in conseguenza della presente norma, seppur peggiorativa, appaiono più che adeguati a coprire gli eventuali modesti effetti negativi riscontrabili sul tendenziale.

Tutte le precedenti RT sono in proposito identiche.

Per sgombrare il campo da ogni dubbio, lo afferma anche un paper accademico pubblicato a Febbraio 2023 e firmato da due studiosi dell’ Institute for Employment Research (IAB) di Norimberga e della University of California, Davis.

Il paper, pubblicamente consultabile qui, analizza i risultati dei regimi innovativi di sconto fiscale introdotti dall’Italia per attrare capitale umano a partire dal 2010. I risultati sono chiarissimi:

-la propensione degli italiani all’estero a ri-trasferirsi in Italia è aumentata del 30% grazie all’introduzione delle agevolazioni

il fenomeno non è limitato ai redditi più alti, ma funziona attraendo persone su tutta la distribuzione reddituale

l’impatto fiscale netto è positivo, anche usando assunzioni molto conservative

Queste conclusioni ottenute con una metodologia quantitativa rigorosa, e testate per robustezza in molti modi che potete trovare nel paper, sono molto importanti. In primis perchè convalidano quanto già afferma la RGS, e permettono di smentire definitivamente chi afferma il contrario. L’impatto fiscale delle agevolazioni è positivo, punto.

Ma in secondo luogo, ancora più importantemente, perchè ci portano a ribadire ancora una volta quello che dovrebbe essere evidente, ossia che l’impatto totale complessivo per il sistema Italia è enormemente positivo. L’impatto fiscale, positivo, è solo uno delle ricadute positive che si ottengono attirando lavoratori e famiglie. Ci sono però altri elementi che non vengono presi in considerazione:

l’aspetto previdenziale: tutti i contributi versati da queste persone agli enti previdenziali

l’aspetto demografico, che insieme a quello previdenziale contribuisce alla tenuta del sistema Paese sotto enorme stress per problemi di denatalità

l’indotto fiscale, ossia il fatto che i redditi riportati in Italia generano imposizione indiretta, e quindi entrate fiscali aggiuntive e sviluppo

Tutti questi aspetti non sono quantificati qui, ma sono sicuramente positivi, e insieme all’impatto fiscale di base, anch’esso positivo come dimostrato dal paper.

Insomma, quando sentiamo dire che “le agevolazioni costano”, abbiamo di fronte una visione ideologica e non suffragata da argomentazioni concrete.

Lettera aperta al Vice Ministro On. Prof. Maurizio Leo: fermi l’abrogazione degli incentivi per
il rientro del capitale umano

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27 Ottobre 2023

Lettera aperta al Vice Ministro On. Prof. Maurizio Leo: fermi l’abrogazione degli incentivi per il rientro del capitale umano

Egregio Vice Ministro,

è da più di sei mesi che la nostra Community che rappresenta ventunomila soggetti più le relative famiglie, le chiede un confronto.

Saremo comunque diretti: il Governo sta abrogando di fatto le agevolazioni per i rientro dei lavoratori dall’estero in Italia, cercando di nasconderlo dietro il tema dei “comportamenti elusivi”.

Perché?

Noi riteniamo che lei sia stato consigliato male. Come già emerso nel 2015 e negli anni successivi, serpeggia in ambito ministeriale una sorta di gelosia ideologica per i potenziali beneficiari di queste norme, che spiegherebbe. Ma queste visioni miopi andrebbero arginate, nell’interesse del Paese.

Il testo preparato dal ministero denota una totale incomprensione del fenomeno del c.d. rientro dei cervelli. Sembra quasi che a scriverlo sia stato qualcuno che non solo non ha mai indagato le sue cause e dinamiche, ma che nemmeno ha letto i dati pubblicati – dallo stesso MEF – nei vari anni passati, sull’efficacia delle misure che si sono succedute nel tempo. Riassumiamo: le norme – introdotte nel 2010-2011 come un esperimento per arginare il fenomeno del costante depauperamento di competenze di cui soffre l’Italia – funzionano inizialmente in modo mediocre, poi nel 2015 arriva il primo attacco ideologico che dietro la scusa di razionalizzare (stranamente, la stessa parola usata oggi) le depotenziano e ne complicano fortemente la fruizione. Risultato: crollo dei rientri. Chi è rientrato fugge. Nel 2019 il legislatore ha un momento di lungimiranza, e dal dialogo con chi – come noi – è in contatto costantemente con i nostri connazionali all’estero – indaga sulle cause del fenomeno e su come contrastarlo. Ne nascono le norme del DL Crescita (DL 34/2019), che puntano sul radicamento e sulla natalità, e che adesso il Governo abroga inspiegabilmente. Per fare rientrare le persone serve un orizzonte lungo, perché una persona o una famiglia non si sposta senza un progetto, altrimenti resta fuori, o dopo poco riparte. Ecco il senso delle norme pensate per favorire il radicamento permanente di chi rientra, con una logica premiale e non con la minaccia delle sanzioni. Risultato: forte crescita dei rientri di lavoratori, sia italiani sia provenienti dai principali paesi europei, con tassi di crescita dei flussi in ingresso del 30% annuale. Sembrerebbe una norma da valorizzare, ma siamo in Italia. Una norma che solo nel 2021 ha attratto oltre 1500 soggetti nel Mezzogiorno, in crescita del 213%, grazie ad uno sgravio potenziato? Figuriamoci.

Oggi volete abolire tutto questo. Da un governo che a parole ha fatto di natalità e italianità le sue bandiere, non ce lo aspettavamo.

Le facciamo una previsione: i beneficiari della nuova norma saranno pochissimi, mentre il danno d’immagine e reputazionale per il Paese sarà enorme, spazzando via quanto faticosamente costruito nel corso degli anni.

Perché?

Non certo per ragioni di costo: non ci sono costi per le finanze pubbliche dal regime impatriati, come certificato da tutte le RT della ragioneria generale negli scorsi anni. Anzi, dal 1.1.2024 con il crollo sicuro dei rientri verrà progressivamente a mancare un introito importante che sostiene il bilancio dello Stato sotto il profilo previdenziale. Ci sono oggi oltre 20 mila impatriati, che sommando i contributi Inps e Inail a carico del dipendente e delle aziende portano nel bilancio di questi due enti oltre 1 Miliardo di euro all’anno, senza contare le ovvie ricadute positive demografiche.

Comprenderà che di fronte a questi dati, non sia lontanamente accettabile la scusa degli “abusi”. Per limitarli bastava fare qualche aggiustamento mirato e potenziare i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, non una abrogazione di fatto.

Basta un solo esempio per evidenziare come nel testo del governo sia nascosta l’abrogazione di fatto e una totale miopia sul fenomeno sottostante: quale incauto soggetto deciderebbe di trasferire se stesso e la famiglia verso un paese che nelle norme agevolative minaccia l’imposizione di sanzioni e interessi per 5 anni? Magari retroattivamente, magari con leggi che cambiano di anno in anno?

Le vorremmo proporre una lista di criticità, ma nel redigerla ci rendiamo conto che se un raffinato giurista come lei studia la cosa con attenzione, e guarda all’interesse del Paese, capirà subito che c’è una sola strada da prendere. Fermi questo scempio, non mutili l’attuale regime.

GLI INCENTIVI PER IL RIENTRO DEL CAPITALE UMANO DALL’ESTERO NON SI TOCCANO!

Abbiamo appreso che il Governo ha inserito nel Decreto Delegato in materia di fiscalità una modifica fortemente restrittiva agli incentivi per l’attrazione del capitale umano, introdotti con il DL Crescita del 2019.

Invece di apportare dei correttivi mirati o di rafforzare aspetti legati all’agenda di Governo come la natalità, è stata proposta una sostanziale abrogazione. La cosa è difficilmente comprensibile in quanto si colpisce una misura a costo zero per lo Stato. Sembra paradossale ma il Governo intende abrogare una misura che stava cominciando a dare risultati importanti come testimoniato dagli stessi dati MEF.

L’idea del Governo è di sostituire l’attuale regime con una nuova misura, tuttavia i potenziali beneficiari della nuova norma saranno pochissimi mentre il danno d’immagine e reputazionale per il Paese sarà enorme, spazzando via quanto faticosamente costruito nel corso degli anni. Le misure del DL Crescita sugli impatriati sono nate da un confronto con i nostri connazionali all’estero, portando ad una legge innovativa che stava dando risultati tangibili a costo zero: zero costo perché – come certificato in tutte le relazioni tecniche in materia – si attirano nuovi contribuenti in Italia, senza contare le ricadute positive in termini demografici, di indotto e capitale umano.

I dati ministeriali relativi al 2021 mostrano un incremento del 40% nel numero di lavoratori rientrati rispetto all’anno precedente. Grazie inoltre al potenziamento previsto per chi rientra nelle regioni del sud, caso più unico che raro nella storia economica nazionale, si nota un aumento considerevole dei soggetti che si trasferiscono dall’estero nel Mezzogiorno. I dati proprietari di Gruppo Controesodo sul 2022 e 2023 confermano questo trend.

Questi risultati sono arrivati grazie al focus sulla semplificazione e soprattutto sul radicamento permanente operato dal DL Crescita. La normativa precedente non funzionava, era troppo restrittiva, troppo breve e troppo blanda. Poche persone rientravano, e molte ri-espatriavano. Con il DL Crescita si è scelto, oltre ad una semplificazione dei requisiti di accesso e ad un potenziamento dell’aliquota (specie per chi rientra al Sud), di incentivare le persone a rimanere in Italia, radicarsi, legando un’estensione temporale dei benefici fiscali alla scelta di formare una famiglia con figli e acquistando casa; esattamente quello che ci chiedevano e ci chiedono ancora gli espatriati.

Tutto questo viene spazzato via dalla bozza di testo dell’attuale decreto legislativo, con un colpo pesante alla certezza del diritto, operando anche un cambiamento “in corsa” per chi è rientrato nella seconda parte del 2023. Tutto ciò sarà ricordato in negativo da quanti, privati o imprese, italiani o stranieri considerino in futuro di stabilirsi in Italia.

Perché modificare una norma che già funziona?

Gruppo Controesodo teme che il Governo sottovaluti quanto importante sia la stabilità normativa per attrarre il capitale umano e il relativo indotto. Un nuovo cambio in corsa delle regole rischia di minare irrimediabilmente la credibilità del Paese.

Si può migliorare l’attuale normativa?

Sicuramente! Alcune nostre proposte, volte a potenziare, ad esempio, il focus sulla natalità, sono state portate da tempo all’attenzione di Governo e Parlamento, diventando oggetto anche di Proposte di Legge e mozioni parlamentari. Le proposte sono state elaborate dopo un nuovo sondaggio rivolto alla community che ha raccolto migliaia di riscontri. Se ne possono immaginare altre, ma vanno pensate e valutate in modo attento, snaturando il meno possibile un impianto che, finalmente, funziona.

Cosa chiede Gruppo Controesodo?

Gruppo Controesodo supporta da quasi dieci anni chi ha intenzione di trasferirsi dall’estero in Italia fornendo informazioni accurate sulle agevolazioni. Grazie a questa attività il Gruppo vanta una conoscenza molto approfondita della normativa e della sua applicazione concreta visto che sono migliaia le richieste di aiuto o chiarimento che riceve su base annuale.

Gruppo Controesodo chiede quindi che il regime attuale non venga modificato in sede di Legge Delega Fiscale e che il Governo adotti misure a sostegno della natalità come più volte dichiarato. Occorre evitare, come già successo in passato, di dover correre ai ripari in sede Parlamentare, per scongiurare una perdita di attrattività del Paese in una fase così delicata a livello economico e sociale.

Testo del comunicato in pdf

Comunicato Gruppo Controesodo

15 Agosto 2023

GLI INCENTIVI PER IL RIENTRO DEL CAPITALE UMANO DALL’ESTERO NON SI TOCCANO!

Gruppo Controesodo ha appreso che il Governo starebbe lavorando ad una “razionalizzazione” delle agevolazioni fiscali per il rientro del capitale umano dall’estero. Il termine “razionalizzazione” è generico ma sembra preludere ad una modifica della normativa vigente, prospettiva per noi preoccupante in quanto non sono trapelati dettagli.

L’attuale impianto normativo è stato rinnovato recentemente a partire dal 2020 (DL crescita 2019) e Gruppo Controesodo ha contribuito in maniera importante alla sua realizzazione, raccogliendo i riscontri della community e trasformandoli in spunti di miglioramento.

I risultati sono molto soddisfacenti, come confermano i dati ministeriali che mostrano per il 2021 un incremento del 40% nel numero di lavoratori rientrati rispetto all’anno precedente. Altri aspetti assolutamente degni di nota sono il focus sul radicamento permanente e il potenziamento per chi rientra nelle regioni del sud. I dati ministeriali evidenziano un caso più unico che raro nella storia economica nazionale e cioè che i soggetti che si trasferiscono dall’estero in una regione del sud sono considerevolmente aumentati grazie a questa misura.

Perché modificare una norma che già funziona?

Gruppo Controesodo teme che il Governo sottovaluti quanto importante sia la stabilità normativa per attrarre il capitale umano e il relativo indotto. Un nuovo cambio in corsa delle regole rischia di minare irrimediabilmente la credibilità del Paese.

Perché tanto allarme?

Perché si vuole evitare il ripetersi dell’assurda vicenda di fine 2015, quando venne inspiegabilmente abrogata la normativa precedentemente in vigore per attrarre talenti in Italia, che pochi mesi prima era appena stata estesa di due anni. Solo grazie all’intervento di Gruppo Controesodo, dopo un calvario di diversi anni e ben tre interventi parlamentari, fu possibile rimediare, tutelando chi era appena rientrato o lo stava facendo. Il danno reputazionale è stato però gravissimo e negli anni successivi ha minato fortemente l’attrattività del Paese per chi si trovava a dover programmare una scelta di vita così radicale come il rimpatrio dopo anni di lavoro altamente qualificato all’estero.

Con l’adozione del DL crescita del 2019 il Paese beneficia di un dispositivo innovativo, costruito tenendo conto delle istanze dei nostri connazionali e che finalmente sta funzionando nell’attrarre in Italia professionisti, medici, docenti e ricercatori.

Si può migliorare ulteriormente?

Sicuramente! Alcune nostre proposte, volte a potenziare, ad esempio, il focus sulla natalità, sono state portate da tempo all’attenzione di Governo e Parlamento, diventando oggetto anche di Proposte di Legge e mozioni parlamentari. Le proposte sono state elaborate dopo un nuovo sondaggio rivolto alla community che ha raccolto migliaia di riscontri. Se ne possono immaginare altre, ma vanno pensate e valutate in modo attento, snaturando il meno possibile un impianto che, finalmente, funziona.

Cosa chiede Gruppo Controesodo?

Gruppo Controesodo supporta da quasi dieci anni chi ha intenzione di trasferirsi dall’estero in Italia fornendo informazioni accurate sulle agevolazioni. Grazie a questa attività, sempre totalmente pro-bono, il Gruppo vanta una conoscenza molto approfondita della normativa e della sua applicazione concreta visto che sono migliaia le richieste di aiuto o chiarimento che riceve su base annuale.

Gruppo Controesodo chiede quindi di essere un interlocutore reale nel processo di definizione delle eventuali modifiche normative in sede di Legge Delega Fiscale. Occorre evitare, come già successo in passato, di dover correre ai ripari in sede Parlamentare, per scongiurare una perdita di attrattività del Paese in una fase così delicata a livello economico e sociale.

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