Storia del Gruppo
Siamo un gruppo di giovani “talenti” che si è trasferito coraggiosamente in Italia dall’estero per portare expertise, know-how, passione, spirito di team, intelligenza e, a distanza di qualche anno, valore e crescita in un Paese scarsamente meritocratico come l’Italia. Fra noi ci sono professionisti, studenti, ricercatori, imprenditori, professionisti. L’inizio dell’attività del Gruppo è legato alla storia della Legge 238/2010 (cd. legge “Controesodo”), un dispositivo innovativo per l’Italia che consisteva in una sostanziosa diminuzione del reddito imponibile, ancora più elevata per le donne, a condizione che i lavoratori mantenessero la residenza in Italia per cinque anni. Una legge innovativa per l’Italia e preziosa, pensata per contrastare il fenomeno della perdita di capitale umano che continua a pesare sul Paese, e che negli anni recenti, secondo i dati Istat[1] e Eurostat[2] , ha continuato ad aumentare in modo preoccupante.
Il collante per la nascita del Gruppo è un fulmine a ciel sereno, l’improvvisa abrogazione di questa legge a Settembre 2015, pochi mesi dopo essere stata estesa di due anni, con l’intento di “sostituirla” con un’altra, il decreto legislativo n 147/2015, senza avere valutato l’assurdità di abrogare una legge appena prorogata, su cui molte persone avevano pianificato il rientro in Italia o fatto valutazioni di vita e lavoro importanti.
Insieme a numerosi volontari, abbiamo quindi creato un folto gruppo di lavoratori rientrati, che si è dato il nome di Gruppo Controesodo, con l’obiettivo di rappresentare i lavoratori rimpatriati e far sentire la nostra voce nei confronti delle istituzioni[3]: perché, come spesso accade in Italia, a dispetto di una volontà di fondo positiva e di una sensibilità di una parte del mondo politico sul nostro tema, senza la nostra forte azione di protesta molte di queste persone, che hanno fatto un atto di fiducia profonda verso il paese trasferendo lavoro, affetti o intere famiglie, sarebbero state fortemente penalizzate. Gli eventi dei mesi seguenti hanno dimostrato in pieno quanto forte fosse la necessità di un punto di riferimento per chi è (ri)entrato in Italia; sono stati mesi di impegno intenso, coronati da tre successi importantissimi quali tre misure legislative a favore e tutela dei lavoratori rientrati – misure da noi fortissimamente spinte con un’intensa attività di dialogo con le istituzioni ai massimi livelli.
Il nostro primo successo: il ripristino della legge Controesodo
La beffa dell'opzione
Passano pochi mesi, ed ecco una seconda “beffa”, il potenziamento del nuovo regime. Appena chiusa la breve finestra di opzione, gli incentivi previsti per il nuovo regime vengono notevolmente potenziati nella legge di stabilità 2017, rendendo il nuovo regime potenzialmente più conveniente per molti lavoratori. Di nuovo una beffa amara e incomprensibile, perché il disegno di legge che potenzia gli incentivi, poi approvato in seno alla legge di stabilità, è stato scritto proprio nell’estate 2016, appena chiusa la finestra di opzione (31.06.16), quasi a volersi assicurare che i beneficiari della l.238 non potessero accedervi. Fra l’altro, con una svista difficile da capire, la situazione che si viene a creare è paradossale: mentre i lavoratori dipendenti non possono più rivedere la loro scelta, i lavoratori autonomi, che la devono esercitare in dichiarazione dei redditi, possono ancora farlo, creando una disparità di trattamento evidente e ingiustificabile.
Il nostro secondo successo: la riapertura dell'opzione per il nuovo regime
L'assurda richiesta di conguagli retroattivi ai controesodati
L’Agenzia delle Entrate il 31 Marzo 2017 ha obbligato infatti il lavoratore che decide di avvalersi del passaggio da un regime all’altro, alla restituzione al fisco della differenza fra il beneficio goduto ai sensi della Legge 238/2010 e quello previsto dal d.Lgs.147 relativamente all’anno fiscale 2016. Questo onerosissimo conguaglio retroattivo colpisce in maniera pesante sopprattutto le donne, per cui la legge 238 prevedeva un incentivo maggiore rispetto agli uomini. Si tratta, per dare un’idea, di pagare un ammontare che può essere equivalente a diversi mesi di salario, e che si rischia di non recuperare mai nell’ipotesi di perdita del lavoro o di riduzione del reddito (problema particolarmente rilevante per le lavoratrici).
Come Gruppo Controesodo avevamo segnalato al Governo e all’Agenzia delle Entrate varie volte questa discriminazione per tempo, purtroppo invano. Si viene quindi a creare di nuovo una situazione fortemente distorsiva.
La nostra battaglia (vinta) per la rimozione dei conguagli
In seguito alle nostre proteste, la Commissione Bilancio del Senato approva un ordine del giorno (G/2853/100/5 del 13 Giugno 2017) che impegna il Governo “ad adottare nel primo provvedimento utile misure correttive della disciplina vigente in materia di lavoratori impatriati, con particolare riguardo all’eliminazione degli onerosi conguagli posti a carico di tali lavoratori e al potenziamento degli incentivi ad essi riconosciuti riportandoli al livello precedente l’abrogazione della legge n. 238 del 2010 e con maggior vantaggio per le lavoratrici”.
Mantenendo viva la campagna sui social network a favore della rimozione dei conguagli retroattivi, nel corso dell’estate e dell’autunno incontriamo esponenti politici, rappresentanti del governo e dello staff del MEF, perorando la nostra causa e chiedendo una soluzione nell’ambito della legge di stabilità.
La soluzione arriva nel collegato fiscale alla legge di stabilità 2018, che prevede che l’opzione esercitata da chi ha deciso di passare dal regime della l.238/10 a quello dell’art.16 del d.lgs. 147/15 produca effetti per il quadriennio 2017-2020, mentre per il periodo d’imposta 2016 restano applicabili le disposizioni agevolative della legge “controesodo”: i conguagli retroattivi relativi al 2016 sono cancellati.
Questo provvedimento corona mesi di impegno, e dimostra che l’approccio del nostro gruppo è stato vincente: sensibilizzare le istituzioni sull’esistenza di una community di lavoratori altamente qualificati, che ha senso incentivare, valorizzare e ascoltare.
L’Agenzia delle Entrate ha definito, con il provvedimento Prot. n. 2018/ 85330 del 4 Aprile 2018, le modalità di restituzione delle maggiori imposte versate (i conguagli) da parte di chi ha optato, tramite dichiarazione integrativa o istanza di rimborso.
Il Decreto Crescita 2019: buoni propositi e una nuova, assurda discriminazione
Gli anni successivi al 2015, caratterizzati anche da un contesto economico non favorevole per l’economia italiana, hanno mostrato un forte rallentamento nel flusso di “talenti” che rientravano in Italia. Non solo, ma abbiamo toccato con mano come una quota importante dei soggetti rientrati, dopo poco tempo tendesse ad espatriare nuovamente. Abbiamo lanciato un sondaggio[4] fra i nostri connazionali all’estero per capire quanto gli incentivi fiscali fossero conosciuti, e come modificarli per renderli più appetibili e incisivi nel riportare in Italia professionalità. Prevedibilmente, i risultati ci hanno confermato che le agevolazioni fossero poco o nulla conosciute fra chi si trovava all’estero; è inoltre emerso che la stragrande maggioranza li riteneva insufficienti per spingerli a rientrare permanentemente, ma un loro potenziamento, in particolare un’estensione temporale, avrebbe potuto innescare un controesodo di dimensioni importanti. Abbiamo presentato questi spunti alla politica, e lavorando a quattro mani abbiamo contribuito a riscrivere la legge sugli incentivi (i due provvedimenti vigenti rispettivamente per lavoratori e ricercatori), con un testo che è confluito nel DL “Crescita” (DL 34/2019).
(in aggiornamento)
[1] http://www.fanpage.it/dal-2008-oltre-500mila-italiani-sono-fuggiti-all-estero-in-cerca-di-lavoro/
[2] http://www.linkiesta.it/it/article/2017/09/28/ciao-italia-siamo-il-paese-con-piu-emigranti/35628/
[3] Non facciamo solo questo: tramite una mailing list dedicata, teniamo aggiornata la community sulle novità e sui cambiamenti della normativa, e rispondiamo a numerose richieste che arrivano giornalmente su temi legati alle agevolazioni fiscali per chi rientra