Lettera aperta al Vice Ministro On. Prof. Maurizio Leo: fermi l’abrogazione degli incentivi per
il rientro del capitale umano

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27 Ottobre 2023

Lettera aperta al Vice Ministro On. Prof. Maurizio Leo: fermi l’abrogazione degli incentivi per il rientro del capitale umano

Egregio Vice Ministro,

è da più di sei mesi che la nostra Community che rappresenta ventunomila soggetti più le relative famiglie, le chiede un confronto.

Saremo comunque diretti: il Governo sta abrogando di fatto le agevolazioni per i rientro dei lavoratori dall’estero in Italia, cercando di nasconderlo dietro il tema dei “comportamenti elusivi”.

Perché?

Noi riteniamo che lei sia stato consigliato male. Come già emerso nel 2015 e negli anni successivi, serpeggia in ambito ministeriale una sorta di gelosia ideologica per i potenziali beneficiari di queste norme, che spiegherebbe. Ma queste visioni miopi andrebbero arginate, nell’interesse del Paese.

Il testo preparato dal ministero denota una totale incomprensione del fenomeno del c.d. rientro dei cervelli. Sembra quasi che a scriverlo sia stato qualcuno che non solo non ha mai indagato le sue cause e dinamiche, ma che nemmeno ha letto i dati pubblicati – dallo stesso MEF – nei vari anni passati, sull’efficacia delle misure che si sono succedute nel tempo. Riassumiamo: le norme – introdotte nel 2010-2011 come un esperimento per arginare il fenomeno del costante depauperamento di competenze di cui soffre l’Italia – funzionano inizialmente in modo mediocre, poi nel 2015 arriva il primo attacco ideologico che dietro la scusa di razionalizzare (stranamente, la stessa parola usata oggi) le depotenziano e ne complicano fortemente la fruizione. Risultato: crollo dei rientri. Chi è rientrato fugge. Nel 2019 il legislatore ha un momento di lungimiranza, e dal dialogo con chi – come noi – è in contatto costantemente con i nostri connazionali all’estero – indaga sulle cause del fenomeno e su come contrastarlo. Ne nascono le norme del DL Crescita (DL 34/2019), che puntano sul radicamento e sulla natalità, e che adesso il Governo abroga inspiegabilmente. Per fare rientrare le persone serve un orizzonte lungo, perché una persona o una famiglia non si sposta senza un progetto, altrimenti resta fuori, o dopo poco riparte. Ecco il senso delle norme pensate per favorire il radicamento permanente di chi rientra, con una logica premiale e non con la minaccia delle sanzioni. Risultato: forte crescita dei rientri di lavoratori, sia italiani sia provenienti dai principali paesi europei, con tassi di crescita dei flussi in ingresso del 30% annuale. Sembrerebbe una norma da valorizzare, ma siamo in Italia. Una norma che solo nel 2021 ha attratto oltre 1500 soggetti nel Mezzogiorno, in crescita del 213%, grazie ad uno sgravio potenziato? Figuriamoci.

Oggi volete abolire tutto questo. Da un governo che a parole ha fatto di natalità e italianità le sue bandiere, non ce lo aspettavamo.

Le facciamo una previsione: i beneficiari della nuova norma saranno pochissimi, mentre il danno d’immagine e reputazionale per il Paese sarà enorme, spazzando via quanto faticosamente costruito nel corso degli anni.

Perché?

Non certo per ragioni di costo: non ci sono costi per le finanze pubbliche dal regime impatriati, come certificato da tutte le RT della ragioneria generale negli scorsi anni. Anzi, dal 1.1.2024 con il crollo sicuro dei rientri verrà progressivamente a mancare un introito importante che sostiene il bilancio dello Stato sotto il profilo previdenziale. Ci sono oggi oltre 20 mila impatriati, che sommando i contributi Inps e Inail a carico del dipendente e delle aziende portano nel bilancio di questi due enti oltre 1 Miliardo di euro all’anno, senza contare le ovvie ricadute positive demografiche.

Comprenderà che di fronte a questi dati, non sia lontanamente accettabile la scusa degli “abusi”. Per limitarli bastava fare qualche aggiustamento mirato e potenziare i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, non una abrogazione di fatto.

Basta un solo esempio per evidenziare come nel testo del governo sia nascosta l’abrogazione di fatto e una totale miopia sul fenomeno sottostante: quale incauto soggetto deciderebbe di trasferire se stesso e la famiglia verso un paese che nelle norme agevolative minaccia l’imposizione di sanzioni e interessi per 5 anni? Magari retroattivamente, magari con leggi che cambiano di anno in anno?

Le vorremmo proporre una lista di criticità, ma nel redigerla ci rendiamo conto che se un raffinato giurista come lei studia la cosa con attenzione, e guarda all’interesse del Paese, capirà subito che c’è una sola strada da prendere. Fermi questo scempio, non mutili l’attuale regime.

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